STATUETTA DELLA DEA NEFTIS
€1.900,00
PERIODO: 724-332 a.C.
DIMENSIONI: Altezza 22 cm, lunghezza 12,5 cm
NOTE: Braccia perse. Ottime condizioni
DESCRIZIONE:
XVI-XXX Dinastia, Periodo Tardo, 724-332 a.C. circa. Importante e rara statuetta votiva in legno raffigurante la dea Neftis inginocchiata su un plinto rettangolare, il suo emblema è la corona raffigurante il simbolo geroglifico del palazzo decorata con motivo a scacchiera in giallo e paonazzo, indossa la parrucca liscia e tripartita di colore blu, la veste lunga e stretta color ocra, un nastro paonazzo conto intorno alla vita e alle spalle. Il volto ricoperto da foglia d’oro ha sopracciglia arcuate, occhi a mandorla con indicazione del bistro, naso diritto, bocca carnosa atteggiata in un enigmatico sorriso. Incisione molto fine e dettagliata. Ex collezione privata inglese formata negli anni70.
Neftis fu in origine una dea funeraria di Heliopolis. Secondo il mito osiriaco era figlia di Geb e Nut nonché sorella di Iside, Osiride e Seth. Come sposo Neftis ebbe il fratello Seth, dio del deserto, della tempesta e del caos, dal quale però non riuscì ad avere figli. Desiderando ardentemente un figlio da Osiride, gli si avvicinò con l’inganno, facendolo ubriacare, oppure, secondo un’altra versione del mito, travestita da sua sorella Iside. In seguito a questo rapporto illegittimo nacque Anubis. Dopo l’uccisione di Osiride per mano di Seth, Neftis, nel frattempo pentita del suo tradimento, abbandonò il proprio sposo per affiancare la sorella Iside nella ricerca della salma smembrata, partecipando poi ai riti funebri della ricomposizione del corpo. Compiuta l’imbalsamazione – con le sembianze di due nibbi (uccelli della famiglia dei falchi) – le due sorelle gridavano lamenti funebri, coprendo e proteggendo il morto con le lunghe ali. Più tardi, durante altri riti funebri, si trovavano spesso Neftis alla testa e Iside ai piedi del defunto a gridare lamenti funebri. Venivano anche raffigurate in veste di nibbi sui sarcofagi. Generalmente Neftis venne raffigurata come donna che reca sul capo il simbolo che la distingue, il castello. Il suo nome deriva infatti da nebet-het, “la Signora del castello”. In una mano tiene l’ankh (simbolo della vita) e nell’altra lo scettro di papiro. Ebbe culto particolare a Diospolis Parva, versione greco-romana per Het, capitale del VII nômo dell’Alto Egitto, la odierna Hu.
Comunicazione alla Soprintendenza Archeologica di Bologna Cod. 72/2019